L’appuntamento era per le 20,00, in punto. Così recitava l’avviso attaccato ai vetri del comitato di Sergio Clemente. Tutti l’avevano letto, tutti erano stati informati e tutti erano lì, alle venti in punto a calpestare il selciato acceso dal caldo di stagione, ma Gianni non c’era. Lui si era perso negli ultimi comizi di chiusura di una campagna elettorale infinita e di un ballottaggio per agguantare la poltrona di primo cittadino, stressante. Eppure nessuno si muoveva da quel budello di strada chiamato Via Menduni stretto da alti caseggiati punteggiati da un’infinità di balconi che paiono attaccati alle nubi, riempito di voci, di stridori di auto che fendevano altezzose la folla accalcata su quella striscia d’asfalto.“Ma Gianni quando viene?” chiedeva qualcuno. E la risposta era sempre sull’evanescente che, come si sa, non ha i colori della certezza. Era più il gesto che completava la frase: braccia allargate a suggerire la particella negativa.
Sussurri e grida a far fremere l’attesa e renderla ancor più incandescente.
“Sa na coce”, ripeteva, di tanto in tanto, Michele, con il suo vocione roboante.
“Chi, noi?” domandava il poco informato sull’inclinazione politica del nostro.
Lui strabuzzava gli occhi, allargava il suo sorriso velato d’ironia e poi sparava una pallottola al fulmicotone: “No, gli altri, quelli che si nascondono dietro le bugie di un nano”. Chi capiva, rideva, chi era lento a comprendere si macerava nel dubbio: il nano? Un altro Carneade o un nuovo gioco di Scarabeo?
Intanto, tra un frizzo e un lazzo, le lancette dell’orologio, anche loro stanche di girare a vanvera, si erano fermate alle 21,30. L’ora X era scoccata e, finalmente, Gianni Mongelli rinvenne tra la sua gente. Il volto stanco, la figura un po’ ingobbita da tanto camminare tra mercati, piazze, strade, associazioni, pulpiti alzati alla meglio. Ma dietro alla sua maschera algida s’intravedeva serenità e volontà d’azione, e, dominando la sua iniziale riservatezza ha inanellato un discorso pieno di autentica complicità con il suo elettorato e di concretezza verso le cose da fare se sarà eletto Sindaco di Foggia. Questa città che molti blasfemi danno per spacciata risveglia in lui sentimenti d’autentico amore. “Se si ama una donna lo si fa sia in pieno sole, gustando tutta la sua bellezza, sia al suo risveglio quando si presenta in pantofole e scarmigliata ed è così che io vedo e amo la mia Foggia” dichiara con fermezza. Quest’affresco è piaciuto molto agli astanti e gli applausi si sono profusi scroscianti, alla spella mano.
“Non ci deludere Gianni”, hanno sussurato tra le fila e lui, per tutta risposta, ha regalato uno dei suoi dolci sorrisi che in questo frangente valevano molto di più di qualche frase ad effetto.
Tutta qui la serata. Ma in quella mezz’ora o poco più tutto è rientrato in una dimensione più profonda e più convinta che questo è l’uomo giusto per governare una nave con tante falle che porta il nome di Foggia.
EffeTi.



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