E’ tempo d’elezioni.
Il favonio che s’insinua appena mosso
nello spiraglio fra palo e tabellone
scarmiglia il pensiero, agita
l’azzurro filo di fumo.
Ad una ironia vaga
di un manifesto appiccicato
l’occhio divaga disattento,
una ruga s’incide
dove preme il dito la tempia.
E’ l’ora sospesa
delle promesse e delle attese,
plana un nuovo manifesto
urta sull’acciaio e s’attacca
prima d’essere stracciato
da mani ingrate.
Senza requie e senza riposo
si calpestano altre strade
dove finisce la memoria
di ciò che sopravvive
in luoghi abbandonati,
nella sera che è già una pausa
come di vigilia
fra il vivere consunto e il suo riaversi.
E’ tempo d’elezioni.



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